PER GLI ITALIANI LAVORARE E’ BELLO , NONOSTANTE LO STIPENDIO BASSO E IL MAL D’UFFICIO 

Il lavoro stanca, è ripetitivo, è malpagato, espone al rischio di incidenti?

Può essere. Anzi, è certamente così. Ma è anche vero che i lavoratori sono soddisfatti della propria condizione. Insomma, tutti parlano dei guasti della precarietà, dei bassi salari, dell’immobilismo sociale, della mancanza di serenità sui posti di lavoro, ma la realtà percepita dai lavoratori è ben diversa. Per il semplice motivo che quelle sono le patologie, gravi, certamente da prendere in considerazione e curare, ma non la fisiologia del lavoro italiano, che resta ben diversa da come viene rappresentata.Questo non significa però che non esistano le criticità. Ci sono e sono anche molto forti, ma devono sempre essere aggredite nella maniera giusta, senza dimenticare l’effettiva realtà del lavoro nel nostro Paese. I motivi di insoddisfazione sono per lo più legati alle retribuzioni basse, al fatto che sia difficile fare carriera, specie per le donne, alla paura di perdere il posto di lavoro. Timori che con la globalizzazione si sono dilatati, anche quando non ci sarebbe nessun motivo per allarmarsi. Fatto è che la percentuale di chi si lamenta della propria retribuzione è salita di 7 punti, quella di chi teme per la carriera di 12, quella infine di chi ha paura di perdere il posto di 5 punti.
Tra le criticità c’è anche da ascrivere la crescita dell’intensità del lavoro. In quattro anni è aumentata sensibilmente la quota di chi si considera soggetto a ritmi elevati o discontinui, che in quanto tali comportano maggiore intensità di impegno. Erano il 47,7%, adesso sono il 56,9%. Solo il 41% pensa di lavorare a ritmi normali, tutti gli altri criticano il modo in cui devono lavorare. Criticità avvertita di più nelle grandi che nelle piccole imprese, soprattutto perché nelle unità più piccole spesso l’organizzazione del lavoro è frutto di una scelta che coinvolge anche il lavoratore, che quindi trova maggiore soddisfazione nel lavoro che svolge.
Tra i dati positivi svetta il clima di rapporti sul lavoro (90,8%), la tipologia del lavoro da svolgere (88,4%), l’autonomia di cui si gode (83,2%), la stabilità del lavoro (79,9%). Più critici i giudizi sulla carriera (48,9%), sulla retribuzione (59,9%), sugli orari (75,6%). Molto interessante il giudizio sul clima di rapporti, positivi sia con i colleghi che con i superiori. Da sottolineare che in caso di discriminazione il lavoratore sia portato a rivolgersi per avere giustizia in primo luogo al capoufficio, e solo in subordine al sindacato.