VIAGGIO TRA L’ECONOMIA TURISTICA MASSAFRESE
<< La città di Massafra con le sue gravine, è come il motore di una Ferrari che nessuno è capace di mettere in moto >>. Non è certamente la riflessione di un turista modenese in visita a Massafra durante il mese di agosto, che potrebbe decretare il giudizio complessivo sulla città. Il giudizio, in una società democratica, è soggettivo, sia ben chiaro. Ciò nonostante, con dati statistici alla mano e con un po’ di conti in tasca, è facile ritrovarsi nella descrizione del turista. Una cosa è certa: a Massafra il turismo c’è …. Ma il problema da porsi è un altro : perché il turismo locale non genera economia ?
E’ l’inchiesta alla quale ho voluto approfondire proprio nella città delle gravine, la “tebaide d’Italia”, un concentrato di grandi potenzialità turistiche, che non si riesce tuttavia, ad utilizzare come leva economica per incrementare il PIL cittadino. E se nei soli mesi di luglio ed agosto, nella poliedrica Massafra, si sono svolti circa 78 eventi, tra sagre, manifestazioni ed itinerari guidati, di cui per il 62% di questi, nella sola area del centro storico, è anche vero che queste manifestazioni non hanno generato quella economia che i cittadini e le strutture che girano intorno al comparto turistico, si attendevano. Qual’ è il problema ? Quali sono i limiti che la città possiede ? E quali invece le potenzialità ? Ho provato a rivolgere questi quesiti, come mai è stato fatto in passato, a chi vive direttamente la condizione turistica ( sotto il profilo meramente economico) nella città di Massafra. Non ci siamo rivolti, agli imprenditori locali, agli amministratori e tanto meno alle 107 associazioni attive, che “coloriscono”( si fa per dire) durante tutto l’anno solare, la programmazione culturale e turistica massafrese. Questa volta abbiamo voluto sentire il parere dei ristoratori, dei gestori di bar e strutture ricettive, di attività commerciali, e capire se per loro il turismo locale genera economia, come avviene nelle altre città limitrofi, come Martina Franca, Cisternino, Noci, e via dicendo. Tantissime le testimonianze, e un’unica risposta ( quasi totalmente ) condivisa : << A Massafra, il turismo non porta soldi. >> Nonostante le circa 1550 presenze registrate solamente dall’Ufficio turistico di Massafra, con un picco di presenze dai paesi della Svizzera e del Belgio, per Raffaella Portararo, presidente della cooperativa Nuova Hellas e coordinatrice dell’ufficio turstico in piazza Garibaldi, l’anno 2010, ha avuto un’impennata di affluenze ( in particolare i mesi estivi) rispetto al 2009. Ma se a Massafra arrivano mediamente nel solo mese di agosto più di un migliaio di turisti, questi allora, dove vanno a spendere le banconote presenti nel loro portafoglio ? Perché sono proprio le aspettative dei clienti, dei viaggiatori e dei turisti, e soprattutto, la loro tendenza a “strisciare le carte di credito”, a definire i parametri della qualità di un qualsiasi servizio. Per Antonio Briga, proprietario della trattoria “ La Topaia”, nel centro storico cittadino, << a Massafra i turisti giungono a fiumi >>. << La gente rimane sbalordita quando viene qui – continua Briga – il problema è che non sa come muoversi e soprattutto cosa vedere, visto che le chiese e i monumenti più importanti della città, compreso la stessa gravina, sono il più delle volte inaccessibili al pubblico >>. Allora quale soluzione ? << A Massafra c’è purtroppo un risveglio individuale – la pensa così Daniele Convertino, titolare dello storico bar in piazza “La Tazza d’oro” – mancano una serie di servizi sostanziali per il turista che viene in città : dall’isola pedonale nel centro storico, all’illuminazione, all’allestimento di bagni chimici nei punti di maggiore concentrazione. Abbiamo un buon prodotto, ma manca il contorno, e di conseguenza la gente non torna spontaneamente >>. Ancora più dura la replica di Rossella Mantero, proprietaria del ristorante “ il Maestrale”, sempre nel centro storico, che afferma : << Quest’anno non abbiamo registrato nessun incremento, i turisti arrivano in città, per vedere le manifestazioni e se ne vanno senza spendere un euro, perché manca tutto il resto. La politica e la cultura “dell’accogliere il turista”, sembra quasi materia sconosciuta. I nostri bigliettini da visita – continua la signora Mantero – non sono presenti in nessun punto turistico del paese, e non solo quello del nostro locale, ma anche degli altri. Sembra quasi non esistere il concetto del reciproco sostegno; mancano le regole collettive e di sicuro a rendere il tutto ancora più complicato, ci pensa lo sviluppo urbano, i piani regolatori e soprattutto l’informazione, perno cardine di tutta la filiera turistica>>.Un informazione, che dovrebbe essere costante e divulgata a 360 gradi in ogni stagione dell’anno, con l’intento di sviluppare nel tempo, un’immagine affidabile, gradevole e intrigante del territorio. E non solo sulle pagine dei quotidiani locali ma, soprattutto, dovrebbe diventare una presenza sulle testate nazionali ed estere, magari anche attraverso la presenza di testimonial. In un paese per la quale tutti si sgolano a definirlo “a forte vocazione turistica” ( e su questo non crediamo ci sia da discutere), cosa è stato fatto in questi anni, per implementare e incrementare anche un turismo destagionalizzato e renderlo appetibile con offerte e proposte diverse dalla ormai solita programmazione estiva, che è ridotta a pochi giorni d’agosto e che in prevalenza, è un’economia composta per il 90% dagli emigrati che tornano a casa ?