In Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo che rende pienamente operativi i nuovi PIR. 

Pubblicato in Gazzetta ufficiale del 7 maggio il decreto attuativo sui Pir, i piani di risparmio a lungo termine. La prima grande novità è che non è più prevista l’ipotesi della gradualita’ per raggiungere la quota e per accedere all’agevolazione. Il 70% del valore complessivo dei Pir deve essere investito per un 5% in strumenti finanziari emessi da pmi ammissibili e scambiati su sistemi multilaterali di negoziazione e per almeno un 5% in venture capital. Le pmi non devono essere quotate su un mercato regolamentato e non devono aver ricevuto risorse finanziarie per un importo superiore a 15 milioni.
Inoltre, si considerano ammissibili gli investimenti in “equity” e “quasi equity”, ovvero un tipo di finanziamento che si colloca tra equity e debito e ha un rischio piu’ elevato del debito di primo rango (senior) e un rischio inferiore rispetto al capitale primario (common equity), il cui rendimento per colui che lo detiene si basa principalmente sui profitti o sulle perdite dell’impresa destinataria e non è garantito in caso di cattivo andamento dell’impresa.

Le nuove disposizioni si applicheranno ai PIR costituiti a decorrere dal 1° gennaio 2019, mentre per i PIR costituiti fino al 2018 continuerà invece ad applicarsi la disciplina pre-vigente con la possibilità di adeguamento del portafoglio di investimento alla nuova disciplina. In definitiva con l’introduzione dei nuovi PIR 2,  le agevolazioni fiscali legate allo strumento imporranno un investimento minimo nelle Pmi italiane (quotate e non) e in venture capital del 3,5%.

Per la regolamentazione Europea, le pmi vengono definite come aziende che hanno fino a 250 dipendenti, massimo 50 milioni di euro di fatturato oppure il cui totale di bilancio annuo non superi i 43 milioni. Queste aziende non devono essere quotate su un mercato regolamentato non devono  essere operative sul mercato da più di sette anni dalla prima vendita commerciale.

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I PIR sono stati creati nel 2016  allo scopo di veicolare il denaro degli investitori verso le pmi italiane, consentendo a queste ultime di reperire risorse attraverso un canale alternativo a quello bancario. L’entrata in vigore è avvenuta nel 2017 e rappresentano dei piani di risparmio a lungo termine che prevedono delle agevolazioni fiscali – niente tasse sulle plusvalenze – per gli investitori retail che decidono di investire i propri soldi sulle aziende italiane per almeno 5 anni. Secondo i dati forniti da Assogestioni, i 72 fondi Pir Compliant sul mercato hanno raccolto quasi 15 miliardi di euro (10,9 nel 2017, 3,95 nel 2018).