LA BATTAGLIA DEL GRUPPO NATUZZI CONTRO LA CONCORRENZA SLEALE

Diciamolo una volta per tutte ! La crisi economica esiste e si fa sentire ! Gli indici di bilancio di quasi tutti i mercati internazionali sono in ribasso ! Lo Spread, il differenziale tra BTP – BUND tedeschi si mantiene sempre intorno a quota 500 punti. Il Paese è in affanno e le ultime manovre finanziarie bandite dal Governo Tecnico non hanno fatto altro che penalizzare ancora di più i cittadini. In un ambiente economico in stallo e demotivato,  le notizie che giungono dai quei settori in cui il nostro Paese era considerato un’eccellenza non sono affatto positive ! Una tra le tante è proprio quella del settore del mobile ! La cronaca ormai ci ha abituato ad ascoltare e leggere notizie di cassa integrazione,  mobilità e licenziamenti. La fotografia di quest’anno appena concluso è abbastanza chiara. Il calo del fatturato oscilla tra il 20 e il 30 % e molte aziende del panorama mondiale, come la Natuzzi, hanno evitato di esternalizzare alcune fasi produttive. Noi dello Spazio di Mauri, la storia della Natuzzi la conosciamo bene ! A Sant Eramo in Colle, una piccola cittadina pugliese della provincia di Bari, molto conosciuta dalle nostre parti per la prelibatezza della carne equina, con diverse rosticcerie dove è possibile assaggiare le specialità gastronomiche locali, è presente la sede legale ed amministrativa del più importante colosso nel settore del mobile imbottito. Il gruppo Natuzzi è un  azienda quotata alla borsa di New York ed è presente in vari paesi del mondo. La produzione Natuzzi è interamente realizzata all’interno delle sue fabbriche, una tra le principali è proprio quella presente in Puglia. Ingloba oltre 3.200 dipendenti in Italia e altre migliaia di dipendenti nel resto del mondo, con artigiani qualificati e un costo del lavoro molto più elevato rispetto alle concorrenti. Nel marzo 2010 la cronaca locale ci ha anche informato di una spiacevole notizia. Un operaio di Ginosa Marina, in provincia di Taranto, si è tolto la vita, lasciando una moglie ed un figlio, perché temeva di non riuscire a mantenere il suo posto di lavoro. Il suicidio ha subito aperto la pista di una nuova frontiera riguardante le tragedie moderne del lavoro, a coloro i quali non riescono più a gestire i fallimenti occupazionali che ledono l’economia e la serenità delle famiglia. Andrea non era solo un operaio, era   uno che credeva nello slogan che la Natuzzi è come una famiglia, era uno che acquistava con i suoi soldi gli attrezzi per poter lavorare meglio in fabbrica, non era un semplice numero e amava l’azienda che gli  ha dato tanto.
Oggi il gruppo Natuzzi continua ad affrontare  la crisi di mercato a testa alta sottolineando l’importanza del rispetto delle regole e denunciando la concorrenza sleale.
In un momento dove la concorrenza si affida invece alla produzione realizzata dai cosiddetti terzisti, molto spesso dai paesi della Cina e India, scrollandosi di dosso la responsabilità di quello che succede in queste aziende che, come si evince da alcuni controlli effettuata della guardia di finanza, non rispettano le regole a tutela del consumatore e del contribuente che paga regolarmente le tasse e soprattutto ledendo la serenità dei lavoratori che rischiano di pagare con la propria vita.
Il messaggio che oggi lancia il gruppo Natuzzi e di cui Lo Spazio di Mauri vuole essere testimone è molto forte. Le aziende che  producono direttamente a costi d’impresa molto alti subiscono la concorrenza sleale vedendosi sottrarre volumi e quote di mercato che determinano riduzione dei posti di lavoro legali e cassa integrazione. A pagare, ancora una volta, siamo sempre noi :  lavoratori onesti e i contribuenti. Anche il programma della giornalista Milena Gabanelli, Report, ha aperto un’ inchiesta che è possibile visionare in un video presente anche sul canale Youtube Natuzzi. Non avendo una produzione diretta, la concorrenza  si avvale di filiere più snelle, con margini  elevatissimi e prezzi più bassi. In compenso  offrono una qualità bassa, con materiali scandenti e  impiegano  lavoratori pagato in nero, che soprattutto non  pagano le tasse.
Natuzzi si batte contro il “meid in Itali” e a favore del “made in Italy“. Una battaglia difficile ed autentica, contro la finta pelle impropriamente definita “ecopelle”, contro i terzisti oscuri e a favore degli italiani che rispettano il lavoro le leggi e le persone. Perché l’economia del nostro Paese bisogna difenderla, soprattutto con quegli strumenti che hanno fatto dell’Italia, il migliore amplificatore sociale della qualità e della creazione d’impresa.