Definire il rating è di estrema importanza negli ultimi tempi. Poter conoscere con precisione il grado di affidabilità di una società è utile a garantire e costruire rapporti non solo finanziari nel business ma in primis rapporti di collaborazione sui mercati di riferimento.  In linea generale il rating non è altro che una raccomandazione degli analisti in merito all’opportunità di vendere, acquistare o mantenere un titolo, sia come una valutazione della capacità aziendale di ripagare i propri debiti. Un vero e proprio indicatore di rischio. Ma da dove deriva questo indicatore? Nello studio del rating è  fondamentale dare uno sguardo anche ai soggetti che emettono tali giudizi, ossia le agenzie di rating le quali sono addirittura in grado di smuovere i mercati con le loro decisioni.

Comunemente la parola “rating” è utilizzata come abbreviazione di rating sovrano (sovereign rating), che esprime una valutazione circa la capacità degli Stati, i maggiori debitori in assoluto, di ripagare il debito pubblico rimborsando coloro che hanno acquistato titoli di Stato.  Sebbene sia sicuramente quello che suscita più clamore sui giornali, il rating sovrano non è né l’unica, né la principale tipologia di rating. Il rating può essere emesso anche:

  1. sugli strumenti finanziari (rating of financial instruments): valutazioni assegnate ai mezzi di investimento finanziario, come le azioni o le obbligazioni finanziarie (bond, mini-bond, ecc.). Prendono anche il nome di rating emissione, a differenze dei rating emittente assegnati alle società;
  2. sulle società (corporate credit rating): ovvero valutazioni sulle capacità di una società finanziaria o non di produrre le risorse necessarie a far fronte ai debiti contratti (rientra in questa tipologia anche il rating bancario, ovvero le valutazioni assegnate internamente dalle banche alle imprese che fanno richiesta di finanziamento).

In Europa possono emettere rating solamente le Agenzie di Rating riconosciute dall’ESMA, l’autorità europea per la sicurezza dei mercati e degli strumenti finanziari. La registrazione come Agenzia di Rating avviene solamente in seguito ad un lungo esame volto a verificare le metodologie di valutazione utilizzate e i requisiti di trasparenza, governance e compliance. L’esame viene ripetuto ogni qual volta l’Agenzia voglia estendere la propria attività di rating su altri soggetti (ad esempio, se oltre all’emissione di corporate credit rating voglia emettere anche rating sugli strumenti finanziari).

Le due più grandi e rinomate agenzie di rating mondiali sono Standard&Poor’s e Moody’s (solo in secondo piano viene Fitch). I simboli con i quali esprimono il loro giudizio sul merito di credito di un emittente sono espressi nella tabella in basso.

 

Categoria di investimento

Categoria speculativa

 

 

Moody’s Aaa Aa1 Aa2 Aa3 A1 A2 A3 Baa1 Baa2 Baa3  Ba1 Ba2 Ba3 B1 B2 B3 Caa1 Caa2 Caa3 Ca C
S&P AAA AA+ AA AA- A+ A A- BBB+ BBB BBB-  BB+ BB BB- B+ B B- CCC+ CCC CCC- CC C D
 

 

 

Nella tabella si nota che i titoli che hanno un rating superiore a BBB- (o Baa3) rientrano nella categoria degli “investment grade” (qualità da investimento), mentre al di sotto di tale soglia si passa negli “speculative grade” (letteralmente “qualità speculativa” quindi alto rischio). Generalmente più è alto il rating minore è il rischio dell’investimento ma, di riflesso, anche il rendimento (un titolo di stato italiano ha rating AA di S&P). Tale scala è confrontabile nei diversi paesi e in tutti i mercati. E’ possibile statisticamente calcolare il tasso medio di default (fallimento) per classi di rating prendendo per esempio un titolo obbligazionario a 5 anni. Si nota che nel caso di rating AAA la probabilità è limitata allo 0.10 per cento nel caso di BBB si sale al 2.16 per cento per arrivare ad un 46.87 per cento per le obbligazioni retate CCC. Si può distinguere tra “rating di un emittente” che fornisce una valutazione globale della solvibilità di una società, e “rating di un’emissione” che valuta la capacità che il capitale e gli interessi di una specifica emissione obbligazionaria vengano puntualmente rimborsati. Infatti, dal momento che le varie obbligazioni di uno stesso emittente possono differire in termini di scadenza e garanzie, si può verificare il caso in cui sia più probabile che ne vengano pagate puntualmente alcune rispetto ad altre.

Il rating può essere di breve periodo (misura la solvibilità entro 12 mesi) o, ed è il caso più conosciuto e presente nella realtà, di lungo periodo (definisce la solvibilità futura dell’emittente). Il monitoraggio e la valutazione che fanno le società di rating è continuo, il che può portare a periodiche variazioni in miglioramento (upgrade, cioè si sale verso la AAA) o in peggioramento (downgrade ovvero si scende verso la D di default). Sempre per spiegare alcuni termini tecnici di uso comune, è bene precisare che un rating posto sotto osservazione viene inserito nella lista “Credit Watch” seguita dall’aggettivo “positiva” qualora vi è la possibilità che, al termine dei lavori di analisi si realizzi un upgrade, o “negativa” nel caso ovviamente di rischio di downgrade.

 

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