40 anni e laureato è l’ identikit dello startupper italiano
Oltre il 66% degli startupper italiani ha un’età compresa fra 30 e 49 anni e una laurea di secondo livello: è questo il quadro che viene fuori da una ricerca condotta da Italia Startup – l’associazione che riunisce gli operatori, fra i quali investitori, acceleratori e startup, del mondo dell’innovazione in Italia – su un campione di oltre 400 startup per trarre le qualità prevalenti nelle figure dei founder di imprese.
La motivazione prevalente è mettere a disposizione del proprio settore le conoscenze acquisite in funzione dell’innovazione.
[Tweet theme=”basic-white”]Quarantenne e laureato: identikit dello startupper italiano [/Tweet]
Gli under 30 e gli over 50 numericamente tendono ad equivalersi (rispettivamente 15,2% e 14,4% dei rispondenti). Questa caratteristica mette in evidenza come l’imprenditore tenda a impegnarsi per anni impegnato a livello professionale prima di creare un’impresa innovativa. Un valore aggiunto, quello della preparazione, in netto contrasto con la percezione più diffusa che vede lo startupper come un giovane genio la cui intuizione è riuscita a cambiare un intero sistema in breve tempo ma che rimane una la classica “oasi nel deserto”.
Osservando più da vicino il livello di formazione accademica, si scopre che il 33,5% dei nuovi imprenditori ha concluso un lungo percorso di studi con una laurea di secondo livello. Il 32,9% ha conseguito un master ed è presente anche una nicchia di PhD (5,2% dei founder), un aspetto – ancora una volta – fortemente differenziante rispetto allo stereotipo che vorrebbe lo startupper molto giovane, certamente in gamba, ma senza un’esperienza corposa in ambito aziendale. Questo spaccato mostra invece come proprio questa solida preparazione di partenza e l’esperienza acquisita nel proprio settore porta questi giovani imprenditori a investire anche post lauream in formazione: sempre più spesso nelle aziende vengono organizzati momenti di formazione interna per un periodo più lungo di 40 ore a dipendente per quasi un terzo delle startup.
Startupper: che obiettivi si pone? La notevole prevalenza di attività legate al B2B Business-to-Business (47,2%) e al B2B2C Business-to-Business-to-Consumer (34,8%) evidenzia un approccio mirato al miglioramento del settore nel quale gli startupper hanno operato nel corso della loro vita professionale.
I nuovi founder, infatti, hanno una preparazione di alto livello, messa a disposizione dell’economia del Paese, e mirano a interagire con le medie e grandi imprese italiane, realizzando progetti di alta specializzazione che potrebbero determinare la creazione di cluster specifici. In questo senso le grandi imprese non possono che guardare con interesse a figure di questo genere per delineare un nuovo sistema di economia della conoscenza in una logica di open innovation.
[Tweet theme=”basic-white”] La specializzazione è le chiave di chi fa startup [/Tweet]
Startupper: il confronto con gli Stati Uniti. Mettendo a confronto lo startupper italiano con quello statunitense emergono alcune somiglianze ma anche qualche differenza.
Anche negli Usa le cose sono molto cambiate. Da quanto emerge da uno studio condotto dalla Kauffman Foundation e basato su interviste a 549 founder americani, il fondatore aveva, fino a qualche tempo fa, in genere sui 40 anni, con 6-10 anni di esperienza lavorativa nel settore e nel 60% dei casi i team dei fondatori erano composti da professionisti che avevano già lavorato insieme. E anche le startup di enorme successo (i cosiddetti “unicorni“) e orientate al pubblico di massa sono state fondate quando l’imprenditore aveva una trentina d’anni. Queste le similitudini, mentre le differenze stanno nel livello di istruzione. Gli Italiani hanno studiato mediamente di più. Fra i founder americani, emerge, infatti, che solamente il 47% ha proseguito gli studi oltre la laurea di primo livello (Bachelor degree, comunque ottenuta dal 95% del campione), a differenza degli italiani che invece nel 71,6% dei casi ha una laurea magistrale, o ha conseguito un master o dottorati di ricerca (Phd).
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