Il nuovo DPCM del 26 aprile 2020 anticipa le nuove misure previste a partire dal 4 Maggio che aprono ufficialmente la nostra penisola all’ingresso della Fase 2.  Nonostante questa possibile buona notizia che punta quantomeno a far ripartire buona parte del sistema imprenditoriale italiano, esiste tuttavia una categoria di imprese che più delle altre è stata in completa sofferenza durante l’ultimo bimestre : è quella delle startup innovative.

Il Coronavirus  ha messo alle strette  l’ecosistema startup, una rete di 11mila imprese innovative con oltre 65mila lavoratori all’interno. 

Si parla da oltre un mese  di un  piano che prevede la messa a punto di  sei azioni.

  1. La prima è il varo di un Fondo straordinario da 200 milioni per investire in parallelo agli investitori privati nelle startup innovative che hanno bisogno di liquidità, con un finanziamento agevolato a 10 anni: se un imprenditore privato investirà nella startup, lo Stato attraverso il Fondo Nazionale per l’innovazione aggiungerà un importo fino al massimo di 4 volte l’importo investito dal privato. Alla scadenza, il prestito può essere rimborsato, oppure trasformarsi in azioni della società, a scelta della società finanziata.
  2. La seconda azione riguarderebbe una speciale riserva  destinata alle startup all’interno del Fondo Centrale di Garanzia che fornisce le garanzie pubbliche per i prestiti previsti dal decreto liquidità.
  3. La terza azione cui si  sta lavorando è un bonus per accedere a servizi specialistici della rete degli incubatori, acceleratori, business angels e così via, come servizi consulenziali di vario tipo, ricerca di nuovi partner, analisi di business e altri servizi.
  4. La quarta azione dovrebbe prevedere  il finanziamento di programmi per far nascere startup innovative tra i ricercatori e gli studenti universitari, seguendo l’esempio virtuoso del programma “Dock 3” attuato all’ateneo di Roma Tre, che permette ai giovani di lavorare insieme attorno ad un’idea e imparare a fare impresa.
  5. La quinta azione riguarderebbe il probabile  il rifinanziamento e l’ampliamento del programma Smart and Start gestito da Invitalia, che dal 2015 ha finanziato 595 startup innovative (di cui 233 al Centrosud) con 279 milioni.

 

E’ al vaglio un ulteriore misura che dovrebbe prevedere il potenziamento degli  incentivi fiscali per chi investe in startup innovative che consentirebbe per il 2020 e il 2021 l’innalzamento dal 30% al 60% delle detrazioni  IRPEF per persone fisiche e deduzioni IRES per persone giuridiche  , cui potrebbero perfino arrivare al 100% in caso di acquisizione dell’intero capitale sociale dell’azienda con obbligo di mantenere investimento per tre anni. 

 

Nell’attesa di sapere se tali misure saranno rese ufficiali per l’ecosistema, scopriamo invece, grazie alla pubblicazione dell’allegato 3 del DPCM del 2 aprile 2020   quali sono i codici ateco più frequentemente utilizzati dalle startup innovative nello svolgimento dei loro servizi e attività :

Ma nel mondo delle startup innovative i codici ateco più utilizzati sono :

  • 47.91.10 G – Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli > Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) > Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via Internet
  • 62.01.00 J – Servizi di informazione e comunicazione > Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse > Produzione di software non connesso all’edizione
  • 63.11.30 J – Servizi di informazione e comunicazione > Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici > Hosting e fornitura di servizi applicativi (ASP)
  • 63.12.00 J – Servizi di informazione e comunicazione > Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici > Portali web

Secondo le disposizioni dell’allegato 3, tutte le startup con i medesimi codici ateco potranno essere operanti dal 4 maggio, con il dubbio del codice ateco 47.91.10, cui risulta essere assente nella lista.

Tuttavia  la possibilità che il codice  ateco 47 possa essere attivato è molto alta, come espresso proprio nell’art.2 del Dpcm del 26 aprile 2020: «l’elenco dei codici di cui all’allegato 3 può essere modificato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell’economia e delle finanze».

Ora, il dato non dovrebbe essere così preoccupante, proprio perché le startup, soprattutto le innovative, appartengono ad una categoria di impresa che nella quarantena tra tutte le aziende ha potuto operare meglio di altre lavorando ed incarnando lo “spirito” dello Smart Working.