PRONTI ALLE STARTUP 210 MILIONI DI EURO IN DUE ANNI

Si chiama “Trasforma Italia” la nuova misura varata dal Governo Monti con l’obiettivo di  attrarre investimenti, sbloccare le infrastrutture, digitalizzare il paese e i cittadini e per fare dell’Italia una valida alternativa alla Silicon Valley, trasformandola in un Paese per startup.

Ma quali saranno i nuovi requisiti  dettati dal Consiglio dei Ministri, per coltivare nel nostro Paese un nuovo modo di fare impresa ?

Il “Trasforma Italia” definisce una startup ” una  società di capitali di diritto italiano ovvero una Societas Europae, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato, in cui la maggioranza delle quote o azioni rappresentative del capitale sociale e dei diritti di voto nell’Assemblea ordinaria dei soci sono detenute da persone fisiche“.

Per requisiti giuridici invece, una startup, deve essere costituita e svolgere un attività d’impresa da non più di quarantotto mesi e, a partire dal secondo anno di attività, il totale del valore della produzione annua non deve essere superiore a 5 milioni di euro; non deve inoltre distribuire  utili e deve avere come oggetto sociale esclusivo, lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”.

Dopo aver definito il concetto base della nuova forma d’impresa volta alla modernizzazione del Paese, il decreto bis  ha annunciato di erogare un contributo iniziale di 210 milioni di euro, di cui 110 da subito e i restanti provenienti dal Fondo Italiano d’Investimento della Cassa Depositi e Prestiti, per finanziare gli “startupper dello Stivale“. 

La copertura dei finanziamenti verrà diluita tra 2013 (con 70 milioni di euro) e 2014 (circa 140).

Sotto il profilo  fiscale, per le persone fisiche che investono nelle start up viene specificata una riduzione per i prossimi 3 anni del 19% della somma investita, da detrarre sull’Irpef lorda. Sul reddito sottoposto a tassazione, qualora alcune azioni, titoli, quote o rendite di qualsiasi tipo della startup non quotata vengano assegnate ai dipendenti o anche a un amministratore, il capitale prodotto non figurerà nella fascia di reddito imponibile a norma di legge.

Ci sarebbero adesso tutti i presupposti per trasformare lo “Stivale” in un motore di idee innovative. Con la speranza che queste nuove misure riducano “la fuga dei cervelli” e che finalmente l’Italia non venga più solo riconosciuta come il “Paese della pizza e mandolino” …. introducendo un nuovo capitolo … quello di “spaghetti e startup”

Maurizio Maraglino