Perché aumentare la brand awareness aziendale? In che modo questa può incrementare notevolmente il fatturato aziendale?

Con il termine “brand awareness” s’intende quanto sia conosciuta e nota una marca in riferimento ad un determinato pubblico. La brand awareness, in poche parole, è la consapevolezza che il target ha di un nome presente sul mercato.

L’aspetto più importante di questa definizione riguarda i concetti che circondano il processo: l’idea di base è fare in modo che il brand sia sinonimo di un determinato valore o concezione per il target che si vuole raggiungere.

Per poter trovare un equilibrio tra ciò che è la mission del brand e come il pubblico lo vede e percepisce, è necessario adottare diverse strategie, come:

  • Puntare sui contenuti online.
  • Creare un punto di discussione con la community.
  • Fare storytelling: non bisogna mai fermarsi a mostrare il prodotto come su di un catalogo, è necessario raccontarlo, narrarlo e creargli una storia attorno.
  • Lavorare con gli influencer: per molti è solo un metodo per acquisire visibilità pagando persone con tanti follower o una mera perdita di tempo. In realtà l’influencer marketing può fare tanto per migliorare la brand awareness di un brand, soprattutto se si vuole far conoscere un nuovo prodotto ad una determinata nicchia o target.

L’Influencer marketing è la capacità di “influenzare”, di generare un passaparola strategico che incide in maniera significativa sulla visibilità di un marchio ed è un concetto strettamente legato ai social media, tanto che si parla anche di “social influencer”.

Gli influencer, distinguendoli attentamente dai classici “testimonial” di un tempo, sono persone reali in grado di instaurare un rapporto duraturo e di fiducia con la propria community, in base a interessi, passioni o stili di vita.

Per creare un reale vantaggio competitivo, è necessario comprendere che questa nuova figura è una risorsa di valore, che non deve essere solo scelta per il numero di follower che possiede, ma per il grado di influenza che ha realmente, per l’universo di valori che sostiene, per i messaggi di marca che veicola.

Pianificare una campagna di Influencer Marketing non è cosa facile. Le aziende devono fare attenzione a numerose insidie e valutare con estrema cura il valore degli influencer.

Gli elementi da tenere sott’occhio prima di selezionare un profilo piuttosto che un altro, sono:

  1. Il tasso di engagement degli influencer: negli ultimi anni si è registrato un incremento spaventoso di “finti influencer”. Chiunque poteva decretarsi tale, ma con il recente cambio dell’algoritmo, Instagram ha occultato il numero dei Mi Piace alle foto, puntando quindi a dare maggiore risalto all’importanza dei contenuti e non a semplici dati numerici. Oltre a poter controllare la validità dei macro- influencer, che hanno un numero esorbitante di follower, le imprese possono iniziare a considerare i micro-influencer, capaci di interagire di più con la propria community e quindi consentire alle aziende un maggior ritorno in termini di immagine e branding.
  2.  Attenzione a partnership e contenuti non autentici: i professionisti del marketing dovrebbero assicurarsi di collaborare con influencer che hanno connessioni autentiche con il brand che sponsorizzano, che realizzino immagini e video autentici e creativi. Non è dunque corretto scegliere in base alla simpatia o grado di coinvolgimento della community, ma anche in base agli interessi: se si sceglie un noto sportivo, egli non sarà idoneo per creare un’attività di partnership per prodotti non salutari.
  3. Invitare l’influencer a rispettare la legge, segnalando sempre le collaborazioni: l’art. 7 del Codice di Autodisciplina, infatti, in tema di trasparenza della pubblicità prevede che la comunicazione commerciale debba essere sempre riconoscibile come tale. Nel nostro Paese cominciano a regolamentarsi con attenzione tutte queste partnership tra azienda e influencer, grazie anche all’influenza della Federal Trade Commission americana che ha consigliato l’utilizzo di hashtag riconoscibili come #Ad, #paid, e #sponsored. 
  4. Clausole morali: la scelta dell’influencer giusto è davvero una decisione delicata per le aziende. L’influencer, nonostante abbia una community profittevole, potrebbe rivelarsi un investimento pericoloso. Ecco perché oltre a clausole legali, è bene che le aziende inseriscano all’interno di un contratto di collaborazione delle clausole morali: se un influencer fa qualcosa che va contro i valori del brand, è bene riuscire ad interrompere subito il rapporto con lo stesso.
  5. Acquisto smisurato di follower: le aziende devono diffidare dagli influencer che acquistano follower o utilizzano diversi bot per aumentare in maniera esponenziale il numero totale di seguaci. Se si ha intenzione di valutare l’onestà e la qualità di un influencer si può iniziare da un’analisi attenta dei suoi follower con tool come HypeAuditor, IG Audit o Ninjalitics, i quali mostrano l’andamento mensile e annuale di un profilo, compresi gli aumenti improvvisi e il tipo di engagement che hanno con la community.

 

Necessiti di ulteriori informazioni o supporto?

Compila il form sotto l’articolo, lo Studio Maraglino sarà a vostra completa disposizioni per una consulenza più approfondita o per trovare la soluzione più appropriata perle vostre esigenze.