UNA GIOVANE INGEGNERE MASSAFRESE REALIZZA UNA PROTESI MIRACOLOSA, FRUTTO DI STUDI E DI TECNICHE INTERNAZIONALI.
Il Mezzogiorno d’Italia è difficile. I nostri nonni lo sapevano bene e molti di loro sono emigrati. I nostri padri hanno inculcato ai figli l’idea di studiare fuori, di andare altrove, di conoscere il mondo, con la speranza che un giorno si possa tornare a casa, per rendere più ricca la nostra terra, ma non sempre questo è possibile. “Se vuoi vedere avverare i tuoi sogni, devi andare via di qui” – queste le parole della gente comune verso i giovani. I giovani del Sud. I giovani di quella parte d’Italia, che a parlarne sembra “malata”. Non sappiamo con precisione che “ malattia” abbia il sud, ma di sicuro i giovani da queste parti, sono sani, sono pronti a crescere e far crescere il territorio. La pensa così anche la giovanissima massafrese Gaia Marinzuli, neo laureata in Ingegneria industriale alla facoltà di Ingegneria dell’ateneo di Taranto, polo distaccato del Politecnico di Bari. La neo ingegnere massafrese ha preso parte ad un brillantissimo progetto nel campo dell’ingegneria biomedica, legato allo studio ed alla realizzazione di un prototipo di protesi personalizzata, che è calzato alla perfezione a un uomo che aveva perso la gamba destra, ed era ospitato nella clinica del lavoro e della riabilitazione di Cassano, in provincia di Bari. Un progetto unico nel suo genere e il primo caso a livello nazionale. In pratica il team della quale ha preso parte la nostra brillante compaesana, formato dal dottore Gianlorenzo Sisti, operante presso la Fondazione S.Maugeri di Cassano (Ba), specializzato nell’ambito ( medico – chirurgico); il professor Luigi de Filippis, trentasettenne di Grottaglie e docente di «Tecnologie e sistemi di lavorazione » , nonché responsabile della didattica del master universitario in «Ingegneria della Saldatura», ha realizzato una protesi, che minimizza sia il fattore tempo ( da 72 a 43 ore di lavoro) sia i costi (ridotti rispetto alle protesi attualmente in uso) e soprattutto due grandi vantaggi impensabili fino a ieri : non c’è bisogno della presenza del paziente amputato e l’invasatura, cioè la parte che sostiene il moncone, perfettamente aderente. In altre parole, i due ingegneri non hanno conosciuto il paziente se non quando gli hanno applicato la protesi. Questa è stata prodotta partendo dai file della risonanza magnetica del moncone e usandoli come file di ingresso del processo di costruzione dell’invasatura realizzata virtualmente al computer. L’ingegnere Marinzuli nel cuore ha la medicina, tanto da aver anche superato i test d’ingresso, ma poi s’è indirizzata su questo versante dell’’ ingegneria. «E’ un campo che mi affascina – osserva – e il mio lavoro è applicabile anche a interventi in altri settori del corpo umano. Sulla colonna vertebrale, ad esempio, per la pianificazione preoperatoria grazie ai modelli fisici da analizzare, sulla mandibola negli interventi di chirurgia maxillo-facciale. I chirurghi, prima di operare, avrebbero a disposizione un modello su cui studiare l’intervento». «Per la realizzazione di questo importante progetto, -conclude l’ingegnere Marinzuli – è stato prezioso l’intervento di tutto lo staff oltre che del Centro Laser di Valenzano (Ba) con la collaborazione del dottore Pierpaolo Solaro per la costruzione della protesi». E’ pensare che qui in Puglia la facoltà di ingegneria biomedica è inesistente, ad opera anche della nuova riforma del ministro Gelmini che ha soppresso decine e decine di corsi di laurea di specializzazione… Un altro segno di amore verso “questo mezzogiorno”… che si difende bene… Adesso, la prossima volta che sentirete parlare qualcuno che dice che dalle nostre parti non ci sono brillanti cervelli, fategli leggere questa storia o magari rivolgetevi direttamente all’ingegnere Marinzuli, tanto.., sicuramente, ne sentiremo parlare ancora.